Oronte re de’ Sciti, Venezia, Rossetti, 1740

Vignetta Frontespizio
 ORONTE RE DE’ SCITI
 
 
    Dramma per musica del dottor Carlo Goldoni, da rappresentarsi nel famosissimo teatro Grimani di San Giovanni Grisostomo il carnovale dell’anno 1740, dedicato a sua eccellenza il signor don Giovanni Giuseppe Maria Tomasi, duca di Palma, figlio primogenito di sua eccellenza il signor principe di Lampedusa, grande di Spagna di prima classe, eccetera, eccetera, eccetera.
    Venezia, per Marino Rossetti, con licenza de’ superiori.
 
 Eccellenza,
    la prima volta ch’io espongo nel maggior teatro di quest’inclita dominante un mio dramma, non poteami desiderar vantaggio che uguagliar possa l’onore ch’io vengo a ricevere da un mecenate sì illustre. Il nome di vostra eccellenza, riverito cotanto dalla Sicilia non meno che dall’Italia tutta, e particolarmente da questa serenissima dominante, ora più che mai fortunata per la vostra presenza, è un ornamento certamente non meritato né dall’opera né dall’autore. Arrossisco purtroppo, esponendo agl’occhi di un cavaliere di sì finito gusto nelle lettere un’imperfetta tragedia ma mi lusingo che la vostra benignità, virtù principale del vostro grand’animo, si degnerà d’aggradirla e protteggerla né mi negherà l’onore speciosissimo di potermi dire, quale col più profondo ossequio desidero perpetuamente di essere, di vostra eccellenza umilissimo, devotissimo, obligatissimo servitore.
 
    Carlo Goldoni
 
    Venezia, li 23 decembre 1740
 
 
 ARGOMENTO
 
    La prodigiosa simiglianza d’Alcamene ed Artalice, figli di Decebalo re di Dacia, gemelli nati ad un parto, fu singolare a segno di far equivocare i medesimi genitori. Nel sembiante non solo ma nelle virtù, nelle inclinazioni e nel valore, nulla erano diferenti. Artalice era un oggetto desiderato da tutti i prencipi che potevano alle sue nozze aspirare. Fra questi Oronte re de’ Sciti, prima del suo inalzamento al trono, s’insinuò nell’amicizia di Decebalo e svelata la sua passione, chiese Artalice in isposa. Il re di Dacia gliel’averebbe volontieri accordata, per farsi amico un formidabile vicino, ma l’aversion d’Artalice, secondata dal genio del fratello Alcamene, costrinse il padre a negarla. Oronte se ne sdegnò; dissimulò l’ira sua e meditò la vendetta. Morì frattanto suo padre ed egli ascese al trono di Scitia; pensò tosto a vendicarsi contro Decebalo e colta la congiontura felice che Alcamene trovavasi impegnato in una guerra contro de’ Traci, andò repente con un esercito de’ barbari ad assediar Zurobara, prima che Decebalo avesse tempo di prepararsi ad una valida resistenza. Si difese quanto poté ma colto da un colpo di freccia, mentre incoraggiva i suoi su le mura assalite, si vide vicino a perdere con il soglio la vita. Pensò in quell’estremo punto al regno, ai cittadini, alla figlia e, prevedendo le stragi del barbaro, credette evitarle accordandogli Artalice per moglie. Ciò fece col suo testamento, assegnando per dote alla figlia alcune provincie della Tracia Misia ed anco il regno tutto di Dacia, se senza prole fosse perito Alcamene. Morto Decebalo, i cittadini aprirono le porte al vincitore; v’entrò egli con animo di spaventar colle stragi ma il testamento del re di Dacia fece argine al suo furore. Artalice odiava il tiranno ma temea il vincitore ed Ermondo, principe del sangue de’ re di Dacia, amava la principessa ma non trovavasi in positura di contrastarla al rivale. Frattanto giunse vittorioso de’ Traci Alcamene alli confini del regno, recando il suo arrivo consolazione e speranza agli oppressi cittadini di Dacia. Lo scita tiranno, amando assicurarsi l’acquisto dell’amata e del regno, mandò ad incontrare il principe in vicinanza di Zurobara, con ordine che fosse ucciso, come seguì mediante un orribile tradimento delle guardie sedotte. Ecco l’estrema delle disaventure per Artalice ed ecco il motivo di darsi alla disperata risoluzione suggeritale da Alcasto, grande del regno. Esce dunque Artalice di nottetempo da Zurobara; va al campo de’ Daci; veste gli abiti d’Alcamene, la cui morte si teneva nascosta ai soldati da Nicandro, primo duce dell’armi, attendendo le istruzioni del consiglio; ed ingannando col suo sembiante il tiranno medesimo, cui nota era la simiglianza de’ due fratelli, trionfa poscia di lui nella guisa che si raccoglie dal dramma. Tutto ciò che vi è di storico nell’argomento fu raccolto dall’opera intitolata Hungaricarum rerum scriptores historici et geographici, Francofurti, 1600. Si aggiunge per episodio che Tarpace seguace di Oronte s’invaghisse di Amasia, sorella di Ermondo, quand’Oronte s’invaghì di Artalice, e che ella lo disprezzi egualmente che Alcasto, essendo destinata in isposa ad Alcamene.
    L’azione si rappresenta in Zurobara, capitale della vera Dacia che oggi è il bannato di Temisvár.
 
 
 PERSONAGGI
 
 ORONTE re de’ Sciti, amante di Artalice
 (il signor Giambattista Pinaci)
 ARTALICE figlia del re di Dacia, amante di Ermondo
 (la signora Francesca Bertoli)
 ERMONDO prencipe del regio sangue
 (il signor Mariano Nicolini)
 AMASIA sua germana, destinata in moglie ad Alcamene
 (la signora Lugrezia Venturini Mariani)
 TARPACE prencipe scita, seguace di Oronte, amante d’Amasia
 (la signora Angela Zanuchi)
 ALCASTO grande del regno di Dacia, amante della stessa
 (il signor Domenico Signorilli)
 
 Soldati sciti, soldati daci, guardie
 
    La musica è del signor Baldassare Galuppi, maestro del pio Ospitale de’ Mendicanti. Li balli sono d’invenzione e direzione del signor Gaetano Grossatesta.
 
 
 MUTAZIONI DI SCENE
 
    Atto primo: deliziosa nella regia; picciol tempio nella regia stessa con statua di Giove ed ara accesa; stanze remote di Artalice.
    Atto secondo: atrio magnifico corrispondente alla piazza con trono da un lato, sole che spunta; loggia sopra l’Istro e sedie.
    Atto terzo: campagna vasta circondata da colline che vanno a finire in aspri monti, col fiume Istro che scorre al piano, sopra di questo un ponte di pietra che va a terminare al margine del colle su cui è la città, ponte levatore che separa la medesima; appartamenti terreni; salone apparato per nozze ed incoronazione di re.
    Le scene sono d’invenzione e direzione del signor Antonio Jolli, servitore attuale di sua altezza serenissima il signor duca di Modona, eccetera. Li combattimenti sono d’invenzione e direzione del signor Santo Lanzarotti.